BROWN INFRASTRUCTURES. Il nuovo rapporto ISPRA sul consumo di suolo
Ne parliamo in ogni occasione di come il tessuto connettivo della sussistenza e vitalità di qualsiasi ecosistema (compresi quelli acquatici) sia rappresentato dal suolo.
Domani, 26 luglio, alle ore 10 in streaming dal proprio canale Youtube, l’ISPRA presenterà il Rapporto annuale sul consumo di suolo in Italia, con mappe grafici tabelle e i numeri terrificanti di perdita di suolo che ogni anno ci scuotono.
Mai come in questo momento – in pieno dramma siccità, surriscaldamento, eventi climatici estremi, crisi alimentare, ecc. – il grande tema del suolo dovrebbe essere al centro delle politiche e delle prassi. Invece, tra le varie tonalità di infrastrutture (termine orribile quando riferito ai viventi) che si addensano nel discorso eco-friendly e nelle pratiche correnti – dal pacificante green, al tonificante blue, al triste-ma-sempre-di-moda gray – spicca l’assenza del brown, la terra-suolo: un mondo super abitato, un complesso sistema scambiatore di materia vitale e informazioni, dichiarato ‘risorsa non rinnovabile’ dalla direttiva COM(2006)232def) e imprescindibile quando si parla di ecosistemi e loro funzioni (tra le quali ricordiamo anche la sicurezza idrogeologica).
L’idea comune, finanche di molte categorie professionali direttamente coinvolte, è ancora quella che considera la terra qualcosa di inerte, un appoggio o un sedime per soprammobili antropici. E i numeri parlano chiaro da anni. Il 2020 in particolare ha guadagnato, tra gli altri, un sinistro primato: è stato l’anno in cui il peso (in teratonnellate) dei manufatti umani in uso (quindi escludendo rifiuti/scarti) ha superato il peso complessivo di tutti gli esseri viventi del pianeta (1). È tempo di rendersi conto della densità, della sproporzione e dell’iniquità di questo cortocircuito suicidario.
I principali materiali di cui abbiamo rivestito il pianeta? No, non sono le plastiche. Nell’ordine sono: cemento, inerti, mattoni, asfalto, metalli… La maggior parte dei quali impiegati nel settore costruttivo e delle infrastrutture. Tutti materiali che dipendono dall’industria estrattiva: rocce e minerali che, una volta disgregati dai loro depositi geologici, incidono pesantemente sugli equilibri degli habitat naturali, sui cicli biogeochimici, sulla biodiversità. Insomma, a quanto pare il parossismo costruttivista e cementificatorio, della filiera estrazione-trasporto-costruzione, è quello che ha le maggiori responsabilità in termini di perdita e degrado dei suoli e impatti sugli ecosistemi ad essi interrelati.
Eppure, si parla di sostenibilità e rigenerazione sfiorando a malapena il capitolo suolo, laddove la rigenerazione non può che passare dalla sua qualità – specie nel caso di riforestazione urbana e di produzione alimentare – considerando che (secondo i dati CREA, ISTAT e FAO) il 95% del cibo che mangiamo proviene dal suolo, il 33% dei suoli agricoli è in crisi di produttività e oltre il 40% di tutta la biodiversità si trova “sotto i nostri piedi” (dato Global Soil Biodiversity Atlas, European Commission 2015).
La nostra mission e attività come associazione – e in generale l’approccio permaculturale – dedica un focus particolare a conservazione e rigenerazione del soggetto suolo, ponendolo al centro dell’azione climatica: inteso e trattato come un super-organismo (complesso e multispecifico), un “attore totale” nel mantenimento dell’equilibrio ecosistemico e dei processi vitali.
Quindi, intrecciati agli studi internazionali e ad approcci transcontestuali, è importante seguire i monitoraggi dell’ISPRA che, seppure nella scarnezza dei parametri considerati, ci fornisce dati preziosi sui trend in atto.
(1) La biomassa vivente terrestre è la somma di: animali, vegetali, funghi, batteri, archea, protisti e virus. Per avere un’idea, la massa antropica di New York (gli artefatti che la costituiscono) è circa quella di tutti i pesci del mondo. Lo studio apparso su Nature https://www.nature.com/articles/s41586-020-3010-5#Sec3 e ripreso dall’Università di Padova https://ilbolive.unipd.it/it/news/pianeta-cose…